lunedì 18 febbraio 2019

Zamagni e la 4° Rivoluzione industriale

Stefano Zamagni, insigne economista cattolico, riflette sulle implicazioni economiche, sociali e spirituali della crescente innovazione tecnologica a cui stiamo assistendo.




Mentre nelle tre precedenti rivoluzioni industriali c'è stata una scoperta o innovazione di rottura (1784, macchina a vapore; 1870, elettricità e chimica; anni 70 del 900, informatica) nella quarta non avviene ciò, bensì la convergenza dei frutti maturi della rivoluzione informatica: nanotecnologie, biotecnologie, tecnologie dell'informazione e scienze cognitive (note con l'acronimo di NBIC).

Alla base della tesi di Zamagni vi è la considerazione che la Quarta Rivoluzione non è riducibile unicamente a paradigma tecnologico, bensì rientra nella più ampia accezione di Progresso: un cambiamento verso il meglio che contempla, in contemporanea e indissolubilmente, le dimensioni socio-relazionale, economica e spirituale, quest'ultima non per forza nell'accezione religiosa, ma intesa come il sorgere di nuove consapevolezze individuali e, soprattutto, collettive.

Un esempio a noi noto è il Boom italiano a cavallo degli anni 50 e 60: crescita non solo economica, ma socio-relazionale (movimentismo e associazionismo diffuso, a livello politico e sindacale) e spirituale (l'educazione di massa permette l'accesso di massa a nuovi orizzonti di pensiero, dato che, banalmente, più aumenta il nostro vocabolario più pensieri formuliamo e di qualità).




DIMENSIONE SOCIO-RELAZIONALE

Il punto focale di Zamagni è analizzare tale dimensione con lente del rapporto tra l'Uomo e il Lavoro nella Modernità.

Fondamentale la concezione della Scuola, una delle principali agenzie di socializzazione, secondo la Sociologia, ove si forma l’animalità sociale, di aristotelica memoria, dell’individuo.

Si è passati dalla persuasione smithiana che il lavoratore debba investire in educazione continua per non perdere abilità e individualità, anche tramite l'intervento dello Stato, al lavoratore "alla Babbage-Ricardo" che grazie alla divisione del lavoro non ha necessità di apprendimento prima di entrare nel processo produttivo.

Anzi, più è ristretto il contenuto di conoscenza di ciascuna mansione meno si deve apprendere prima di iniziare.

Due concezioni si vanno confrontando: l'uomo persona e l'uomo macchina.
La tendenza verso quest'ultimo paradigma sta portando ad una vera e propria emergenza educativa: la formazione/istruzione ha preso il posto dell'educazione.

Cosi il maestro-insegnante non è più educatore, ma è colui che deve solo favorire il processo di apprendimento ovvero di autoformazione.

E lo spirito critico (pensiero divergente) viene sostituito con la logica binaria (pensiero convergente) in cui l'alunno deve solo rispondere affermativamente o negativamente ad uno stimolo che non viene messo in discussione.

Chiaramente, Zamagni auspica una Scuola che formi l'uomo persona.




DIMENSIONE ECONOMICA

Organizzazione del lavoro obsoleta, calo della produttività, Jobless Growth, disoccupazione tecnologica, queste le criticità nella Quarta Rivoluzione.




ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO OBSOLETA


Zamagni affronta il progetto Industria 4.0 (intelligenza artificiale, robotica, genomica, informatica, tra loro collegate in una relazione moltiplicativa per ridurre sprechi, raccogliere info dal processo lavorativo e rielaborarle in tempo reale, anticipare errori della progettazione tramite la virtualizzazione della fabbrica, valorizzare appieno la creatività del lavoratore, incorporare specifiche richieste del cliente in tutte le fasi del processo di produzione) non solo dal punto di vista dell'innovazione tecnologica, ma come la necessità del change management, cioè una radicale modifica nella gestione del lavoro: invece che la classica struttura di rapporti gerarchici, rapporti cooperativi e una cultura della partecipazione.


CALO DELLA PRODUTTIVITÀ’

Ecco spiegato il "paradosso di Solow" sul calo di rendimento di produttività in un periodo ad alta innovazione tecnologica: la strategia di impresa non è al passo con l'innovazione tecnica, cosicché le procedure da mezzi diventano fini, ostacolando la produttività.

Dunque, l'odierna organizzazione del lavoro richiede abilità di tipo relazionale: empatia, propensione al lavoro di squadra, autonomia.

Ma ciò cozza con la tendenza capitalista a ridurre il lavoro a merce e il lavoratore, pezzo sempre sostituibile dell'ingranaggio produttivo, come consumatore.
Merce & Consumo, i due supremi strumenti storici della Valorizzazione del Capitale.

Da non sottovalutare una conseguenza negativa della rivoluzione digitale: l'accettazione di prospettive epistemologiche che privilegiano la verosomiglianza (pensiero analogico) rispetto alla verità (pensiero filosofico-scientifico): l'analisi della realtà diviene interpretazione secondo modelli matematici di approssimazione affidati ad una capacità computazionale odierna esponenzialmente crescente.

"La correlazione è sufficiente, possiamo smettere di costruire modelli teorici"
(Chris Anderson, The End of Theory, 2008)

Ma in tal modo si viene a negare il fondamento stesso del metodo scientifico.
Abbandonare la categoria della causalità significa confondere la descrizione della realtà dalla sua spiegazione e interpretazione.
E senza spiegazione e interpretazione non si dà alcun progresso scientifico.


DISOCCUPAZIONE TECNOLOGICA

C'è sempre stata dai tempi del Luddismo, riassorbita dalle nuove possibilità offerte dall'innovazione tecnica.

Il problema è che l'accelerazione tecnologica è mutata da intergenerazionale a intragenerazionale spiazzando i disoccupati "tecnologici", che non riescono a riciclarsi nel mercato del lavoro.

In più la sostituzione del lavoro con capitale oggi investe non solo il lavoro manuale, ma anche quello immateriale dei c.d. "colletti bianchi", rimpiazzato non dalle macchine ma dalle nuove tecnologie: queste sono job killer per tutte le attività basate passivamente su procedure standardizzate, dunque ripetitive; da qui il fenomeno della Jobless Growth: crescita economica senza aumento occupazionale.

Ciò ridetermina la piramide del lavoro (alla base i lavoratori con conoscenze generiche, mentre si salgono i gradini della piramide con l'avanzamento degli studi svolti); ora assomiglia più ad un clessidra: si ricercano sia esperti e super-specializzati nelle nuove tecnologie sia chi esegue i compiti standardizzati nei gradini bassi della gerarchia lavorativa.

Ciò che va riducendosi è la domanda di livelli intermedi di competenza e specializzazione.




Per questo Zamagni propone di investire nel Settore sociale dell'economia, trasferendovi lavoro liberato da quello capitalistico: beni comuni e relazionali (servizi alla persona, la c.d. care economy; beni meritori; green economy, alcuni tipi di beni pubblici locali; industrie creative; cultura).
La loro caratteristica è che trattasi di beni che possono essere prodotti e fruiti in modo ottimale soltanto da coloro i quali ne sono, a un tempo, gli stessi produttori e consumatori (da qui la nuova categoria di prosumer).



DIMENSIONE SPIRITUALE

L'autore analizza i valori ottimali per l'economia sociale: fiducia e responsabilità.




"La Fiducia è la nuova valuta dell'economia mondiale"
(R. Botsman, Di chi possiamo fidarci, Hoepli, 2017)

La Fiducia è alla base di ogni scambio economico, legale e relazionale; soprattutto oggi, dato che Globalizzazione e Quarta Rivoluzione industriale hanno reciso i tradizionali legami (di sangue, di religione, di tradizione).

Alla diminuzione della fiducia istituzionale di tipo verticale fa riscontro un aumento della fiducia personale, cioè quella orizzontale tra persone.

Di qui il dilemma: l'attuale sistema economico chiede sempre più efficienza per accrescere benessere materiale, ricchezza e sicurezza, ma per farlo decumula irresponsabilmente il patrimonio fiduciario ereditato dalle generazioni passate.




"La Finanza, dove si desidera fare agli altri ciò che si desidera loro non facciano a noi.."
(Albert Carr, Is Business BluffingEthical?, in Harvard Business Review, 46/1, 1968)

Il tema della Responsabilità è, forse, più cruciale.

Dalla metà degli anni 70 la responsabilità sociale delle imprese è stata sostituita dagli standard etici dei giochi: se un'azione non è strettamente illegale, e può dare profitto, allora compierla è quasi un obbligo per l'uomo d'affari.
   
E' l'individualismo radicalizzato nel libertarismo che trova un limite solo nell'insieme delle possibilità della propria azione.

Volo ergo Sum

Dunque, ogni limite alla volitiva potenzialità è considerato limite alla libertà individuale.

Ecco che il Mercato diviene istituzione connotata dall'impersonalita' dello scambio e dalle motivazioni esclusivamente auto-interessate degli attori economici, escludendo qualsiasi sentimento o moralità.

Cosi si arriva alla dicotomia tra Mercato, sfera dell'egoistico interesse individuale, e Stato, luogo della solidarietà e degli interessi collettivi.

Secondo Zamagni occorre abbandonare il cinismo e pessimismo antropologico alla base di tutto ciò e recuperare il principio di Fraternità.




La Solidarietà non basta

(un'organizzazione sociale che renda eguali i diseguali in nome della Giustizia sociale, secondo la logica dell'equivalenza).

Col principio di Fraternità l'organizzazione sociale permette agli eguali, in dignità e diritti fondamentali, di essere diversi, secondo le proprie capacità e aspirazioni.

Una società fraterna è anche solidale, ma non viceversa.

Il criterio guida ne è la Gratuità, che si sperimenta nella Famiglia, secondo la logica della Sovrabbondanza.
Dalla Gratuità è possibile la Speranza.
Speranza di una Società migliore.

Perché una società che si basi solo sul "dare per avere" e "dare per dovere" non è capace di futuro.



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