giovedì 14 marzo 2019

Deep State USA Department



Da un paio d'anni ho ripreso una mia antica passione dei tempi universitari: la Geopolitica.

Per il compleanno, un mio passato amore mi regalò l'abbonamento alla più diffusa rivista del settore, LIMES.
In questa spicca lo stile di Dario Fabbri, giornalista, consigliere scientifico e coordinatore America di LIMES (esperto di America e Medio Oriente) e Federico Petroni, consigliere redazionale, responsabile del LIMES Club di Bologna e cofondatore di iMerica.

Il loro assunto è chiaro: gli U.S.A., massima realtà geopolitica mondiale, sono governati da una strategia di fondo perseguita nei decenni tramite le Agenzie Federali, indipendentemente sia dei Presidenti sia dell'establishment privato.


Politica ed Economia (reale o finanziaria che sia) al servizio dell'afflato comunitario insito nella Geopolitica, anche se guidata da poche decine di migliaia di quadri amministrativi.

I padri fondatori statunitensi erano sin da principio convinti della natura maligna e transeunte della Politica e, per impedirne che gli umori condizionassero la missione egemonica continentale della società americana (cioe' la dimensione geopolitica), hanno minimizzato gli apparati burocratici (l'amministrazione federale contava appena tremila assunti nei primi cinquant'anni, nessuna classe dirigente o corporazione incaricata di gestire la cosa pubblica, neppure a livello militare, con un esercito totalmente dipendente dalla politica).


Finché il presidente Andrew Jackson, nel 1828, introdusse lo spoils system, cioè un forte ricambio dei quadri amministrativi secondo logiche clientelari e di appartenenza politica, introducendo l'elemento volatile nelle decisioni di indirizzo geopolitico.

Per mitigare tale inaffidabile influenza si provvedette con il Pendleton Act, 1883, a limitare lo spoils system solo ai vertici amministrativi, permettendo all'ossatura del corpo burocratico di sopravvivere a elezioni e governi.

In conseguenza di ciò e con l'aumentare del peso economico e strategico-militare statunitense nel Continente e nel Mondo, inizialmente area Pacifico, la Burocrazia ne seguì l'espansione nei numeri.
A fine secolo si contavano ben 100 mila impiegati.


Con la Seconda Guerra Mondiale, la postura geopolitica statunitense divenne mondiale, sbalzando gli USA fuori dal loro beato isolamento (relativo al quadrante pacifico-americano).
Nacquero l'OSS (Office Strategic of Services, antesignana della CIA, 1942), il Dipartimento della Difesa (il Pentagono, 1947) e il NSC (National Security Agency, coadiuvante il Presidente nell'elaborazione della politica estera, 1952).

Dimensione geopolitica mondiale uguale burocrazia adeguata nei numeri.

Sicché a inizio anni Novanta l'amministrazione federale raggiunse i giganteschi livelli attuali: più di cinque milioni tra funzionari, impiegati, analisi, dirigenti ed esperti.
Analizzare numeri e visioni strategiche delle singole agenzie è spia del loro peso e delle direzioni nella politica estera statunitense.



Department of Defence (DoD)

Il Pentagono, con sede ad Arlington in Virginia, ha 3,2 milioni di dipendenti, un budget enorme (590 miliardi $ nel 2017).
Conseguenza diretta della militarizzazione della strategia statunitense.
I comandi militari rispecchiano la carta dei mari, coscienti che lì passa il 90% dei commerci mondiali, che occorre "supervisionare".

Ed ecco spiegata la prevalenza strategica che il Pentagono accorda all'Asia-Pacifico, ove occorre contenere il nemico del futuro, la Cina, cercando di portare dalla propria parte la Corea del Nord, attraverso lusinghe economiche e sinofobia.

Mentre Europa e Medio Oriente costituiscono scacchieri meno importanti, ove appaltare a paesi amici il contenimento della Russia, per evitare che si congiunga all'Europa tedesca e alla Cina, e del percepito espansionismo dell'IRAN (in attesa di battersi contro la Turchia, indicato nei documenti interni come prossimo rivale strategico - vd golpe mancato del 2016..)



INTELLIGENCE

Gli USA dispongono di ben 16 agenzie di intelligence, civili e militari, il c.d. dark side.
Le più grandi e rinomate sono la Central Intelligence Agency e la National Security Agency, rispettivamente dedite alla humint (intelligence umana) e alla sigint (intelligence dei segnali)

22 mila dipendenti, 15 miliardi $ di budget, la CIA gestisce decine di stazioni in tutto il mondo, a volte in territorio nemico.
L'NSA annovera 60 mila assunti e 11 miliardi $ di budget.
Ambedue i dati delle due agenzie sono stati rivelati al mondo soltanto da Edward Snowden, analista privato al servizio della NSA (uno dei contractors potenzialmente incontrollati e incontrollabili..).



L'11 Settembre ha modificato l'atteggiamento della CIA, accrescendone il filone paramilitare sotto la guida del Centro interno per l'antiterrorismo, fino ad allora una delle sezioni meno utilizzate.

Così l'avvento dei social network ha imposto alla NSA di ripensare il proprio lavoro, alla luce dell'immensa mole di dati fornita spontaneamente da milioni di utenti in giro per il mondo, da cui conoscere le tendenze che attraversano i paesi più grandi prima che le intuiscano i governi locali (con l'esclusione delle potenze antagoniste, dotate di social autoctoni, proprio per evitare il monitoraggio statunitense, in cui l'NSA opera attraverso il convenzionale ascolto da remoto).


A livello geopolitico, la CIA (che attraverso l'annuario The World Factbook descrive condizione politica, economica e militare di tutti gli Stati del pianeta) opta per il contenimento della Cina, vista come una bolla che prima o poi scoppierà da sé per via di limiti storici (incapacità di dominare i mari, difficoltà a raccordare la ricca costa con l'indigente entroterra, dispersione di fondi ed energie per controllare l'enorme popolazione).

Al pari del Pentagono, ritiene la Corea del Nord impossibile da denuclearizzare, da evitare che si coauguli informalmente con il Sud e da cercare di attirare a se', anche in funzione di accerchiamento cinese.

Riguardo l'Europa tedesca, convergono col Presidente sullo sfibrarla, ma senza distruggere l'UE, ancora utile in funzione anti-Russia, il nemico per eccellenza, vera ossessione dai tempi della Guerra Fredda per Langley.

In Medio Oriente la rete di spie organizzato e coadiuva le fazioni ribelli ai regimi ostili in Siria, Iran, Yemen, Iraq, ma anche in Turchia.. inoltre è da annoverare un atteggiamento di latente ostilità verso lo Stato ebraico, unicum nello Stato profondo americano.



Department of State


 100 mila dipendenti, 90 miliardi $ di budget, sita a Foggy Bottom è la più antica agenzia del paese, il Ministero degli Esteri.

Persa buona parte della sua influenza a vantaggio dello strapotere delle Forze armate, ha una partizione geografica del Globo differente dal DoD, indice delle diverse priorità strategiche: le Americhe costituiscono un unico spazio (mentre il Pentagono le divide in NorthCom e SouthCom), il Nord Africa è aggregato al Medio Oriente (MENA, mentre Arlington separa i due teatri).

La Cina è temuta ancor più del Pentagono, nonostante l'accerchiamento marittimo, a causa delle nuove Vie della Seta, ma considera seriamente la denuclearizzazione
delle Corea del Nord, non riconoscendogli pari status geo-nucleare.

Per il DoS il teatro più rilevante è l'Eurasia, con l'intento di indebolire l'Europa tedesca e accerchiare la Russia.
Per non irritare gli alleati europei sull'intesa nucleare con l'Iran, avrebbero preferito tenere in piedi il JCPOA, per in futuro concentrarsi allo scontro con la Turchia.


Un utilitaristico afflato ideologico fanno dell'agenzia il più messianico degli apparati, dunque il più americano, tramite numerosi uffici dedicati a questioni estranee alla geografia: controllo delle armi di distruzione di massa, non proliferazione atomica, diplomazia pubblica, organizzazioni internazionali, antiterrorismo, migrazioni, contrasto al traffico di droga, lotta all'antisemitismo.

Al DoS fanno capo anche le principali agenzie di aiuto allo sviluppo, che a loro volta coordinano decine di organizzazioni formalmente non governative ma perseguenti gli interessi della superpotenza.



Fazioni e processo decisionale

A incidere sul processo decisionale interno sono le fazioni che ciclicamente si impongono.

Anzitutto, i kissingeriani di ispirazione realista e pessimista, presenti fin dagli anni Sessanta; attivi specialmente nel DoS e nel DoD, considerati i burocrati per eccellenza, convinti dell'impossibilità di governare il globo da soli, per questo miranti ad un equilibrio di potenza, accettando la convivenza tra rivali e senza puntare al successo finale, terrorizzati di trovarsi isolati al cospetto di molteplici antagonisti.

Poi i neoconservatori, di formazione filosofica, passati dal marxismo al liberismo, animati da spirito missionario e zelante, convinti assertori della supremazia americana nel mondo a qualunque costo.

Meno diffusi gli economicisti, in aumento dopo il 1989.
Di formazione settaria, spesso provenienti dal privato, formati nelle migliori università, pensano le relazioni internazionali in chiave unicamente strumentale, persuasi che gli interessi finanziari determino le dinamiche dei governi.
Sono i meno influenti, data la superiorità degli obiettivi strategici imperiali su quelli economici.


Ebbene, la politica estera statunitense è frutto della conflittuale interazione tra questi apparati; fra di essi il Consiglio di Sicurezza Nazionale (dominato dai kissingeriani, ulteriore testimonianza della superiorità della burocrazia sulla Casa Bianca) svolge un ruolo da mediatore e di raccordo con la presidenza, mentre Congresso e Casa Bianca interferiscono nel processo decisionale favorendo a turno una specifica agenzia, attraverso l'assegnazione del bilancio, oppure avallando gli umori dell'opinione pubblica.

Nonostante ogni agenzia abbia una propria visione del globo e distinte storia, mentalità e interessi corporativi, gli attriti riguardano le tattiche da adottare e i fronti e teatri a cui dare priorità, giammai la missione geopolitica (la difesa della supremazia planetaria degli Stati Uniti senza tornare all'isolazionismo né smantellare la globalizzazione) né l'identificazione dei principali nemici della nazione (Cina, Russia, Germania, Iran, Turchia).

In generale le Forze armate, l'ufficio più influente per stazza, e l'intelligence fissano la linea da seguire e il Dipartimento di Stato riveste di propaganda e buone intenzioni l'utilitaristico approccio del Deep State.



I Generali

I Generali responsabili dei vari quadranti sono dei moderni proconsoli romani, rispondono direttamente al Presidente, chief  in commander, che sono tenuti a rispettare (pena l'esautoramento), bypassando i Capi di Stato Maggiore (il cui mandato biennale scade da tre decenni negli anni dispari, dunque non in periodi elettorali, a rimarcarne l'indipendenza dalla politica).



Attori geopolitici veri e propri semiautonomi e non convenzionali, in quanto ben finanziati, manutentori dell'Impero, grazie a una ramificata propria burocrazia (lo staff dei comandanti può raggiungere il migliaio di dipendenti): sono loro, non il personale diplomatico, il punto di riferimento dei governi stranieri, a cui elargiscono benefici materiali, essendo coinvolti nella vendita e consegna della tecnologia bellica statunitense tanto anelata da molti partner, con cui intessono un'importante rete di relazioni (cosa che verrà apprezzata, una volta appesa la divisa, sia a livello diplomatico massimo, le ambasciate, sia dall'alta finanza).



Il peso decisionale dei comandi è tanto maggiore quanto minore è l'interesse dell'amministrazione centrale nei confronti di un determinato paese (Presidente e Consiglio di Sicurezza tendono a focalizzarsi su massimo due temi di politica estera per volta, da delegare agli apparati all'emergere della nuova urgenza di turno).
In questi interstizi si insinua il potere del comandante regionale, maggiormente nei paesi di media taglia ma di notevole importanza strategica, dati per scontati dalla politica finché le circostanze non vi attirano i riflettori.

In linea generale, se comandanti e presidenza concordano sull'obiettivo generale, ma non sulle opzioni, è molto facile che i militari abbiano la meglio.
Se, invece, le visioni sono diametralmente opposte l'ufficiale deve inchinarsi al comandante in capo.


Risultato: nonostante una presidenza con divergenze strategiche più pronunciate rispetto a qualsiasi altro predecessore, il compromesso tra agenzie ha portato al contenimento di Russia e Cina e Iran, una politica di equilibrio di potenza in Medio Oriente, il tutto dietro strumentali motivazioni moralistiche o di rispetto del diritto internazionale.
Dunque l'attacco alla Germania, "furba e parassitaria", e l'accettazione della Corea del Nord come potenza atomica de facto, mistificata con la presunta trattativa per la denuclearizzazione.



Agenzie non "ufficiali" e contractors

Oltre alle agenzie ufficiali, compongono lo Stato profondo enti privati e federati.
A partire dai giganti di Internet, siti soprattutto in California.
Benché indipendenti nella proprietà e nella gestione, forniscono a Washington milioni di dati cruciali per la politica estera nazionale, grazie alla profilatura di massa tramite social networks, consegnata a Pentagono e Intelligence in cambio di nessuna legge stringente sulla privacy.
D'altronde Internet nasce proprio dal Deep State, quale sistema di comunicazione interno al Pentagono.

Infine, lo spoils system estromette ufficialmente i migliori elementi di colore politico avverso, ma recuperati, per competenza e istintivo e diffuso patriottismo, tramite consulenze esterne.
Consulenti, analisti, mercenari, nuovamente nell'ingranaggio, ma esentati dal rispondere direttamente all'esecutivo, spesso utili per mascherare l'impegno diretto USA in teatri delicati.
Si tratta di gente che ha avuto accesso a documenti riservati, cioè a segreti di Stato, e continuerà a beneficiare del privilegio perfino in pensione, a differenza di parlamentari e ministri; prerogativa che palesa la preminenza della Burocrazia sulla Politica.



Conclusioni

Lo Stato profondo è simbolo della consistenza degli Stati Uniti, espressione diretta della società nazionale: densa, popolosa, feroce, disciplinata, messianica, diffusa negli uffici, nei laboratori, nelle caserme, nelle ambasciate.

Immaginata dai padri fondatori come preminente rispetto alla politica, ai leader.

Attraverso un'imperiale concezione della nazione, inducono la madrepatria a perseguire progetti ambiziosi e forniscono alla popolazione una missione per cui prodigarsi.



Bibliografia


Fabbri D., Negli abissi della superpotenza, in "LIMES", 8/2018

Fabbri D., Il mondo degli apparati americani, in "LIMES", 8/2018

Petroni F., I proconsoli dell'America, in "LIMES", 8/2018

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