domenica 23 giugno 2019

Una storia di redenzione italiana

Sono un figlio decaduto della medio-piccola borghesia impiegatizia (padre ex professore di Religione, madre ex quadro INAIL).
Destino da Millenial nell'Italia gerontocratica, una storia come tante in un Paese che vede emigrare parte dei suoi figli più intraprendenti esclusi dagli ascensori sociali.


Un mix di irriflessa intraprendenza giovanile, carenza di ambizione e di orientamento mi ha portato a disperdere gli interessi sul funzionamento della Società, paradossalmente, proprio nella cimentazione in realtà sociali, le più varie, afferenti ad un aspetto trascurato dai programmi scolastici e universitari da me affrontati: il Lavoro.


Compilando il curriculum mi sono accorto che ho sperimentato l'intero spettro delle casistiche lavorative, tanto che se mi candidassi prenderei voti sia tra i lavoratori dipendenti, soprattutto precari, sia tra gli autonomi:


- impieghi a termine tramite agenzie di somministrazione, come "tappabuchi" (sostituzioni ferie per lo più)


- operaio nella piccola impresa (controllo tra colleghi, presenza dell'imprenditore/lavoratore = forte stimolo a rigare dritti e, nei meno cinici, comunanza di vedute e azione con la Direzione)


- operaio nella grande impresa  (scarso controllo tra colleghi, fondamentale ruolo dei quadri intermedi - nel bene e nel male -, Direzione fisicamente assente = cultura dominante individualista, sottocultura "aziendalista” impotente e frustrata)


- Agente di Commercio, cioè popolo delle P.IVA (= inizi il mese quasi da zero ma con costi fissi; ingiustizia fiscale - assurdo anticipo IVA, assenza di compensazioni con l'Erario -, mentalità bianco & nero, win-lose: se vendi hai vinto, se non vendi hai perso)


- impiegato al banco (il mondo dei commessi: la paziente arte di rapportarsi con il pubblico, vestiti di assistenza ma con anima commerciale)

Alla fine, Socrate ha vinto: dopo aver provato anche la morte dell’anima nella grande impresa priva di etica lavorativa, ove gli addetti più giovani sono imbelli consumisti ignari delle precedenti conquiste sociali che gli permettono oggi di rateizzare lo smartphone di ultimo grido, ho deciso di essere quel che dovevo.


Il collegamento tra magazziniere e addetto del comparto Security o di Global Risk Management? Evitare il peggio mantenendo l'ordine ed esorcizzando le criticità.

Così, rieccomi tra corsi e Istituti formativi, constatando nelle nuove leve un generale decadimento (voluto?) dell’istruzione di massa, non tanto di contenuti quanto di capacità critica, attitudine sempre più rara.

Indubbiamente, il mio è un progetto folle o quasi disperato. Ma ormai ho coscienza di essere “una pietra che rotola” e che se non “rotolassi” non sarei nemmeno “pietra”.


Non si tratta di sbarcare il lunario o aspirare a chissacché. Il mio percorso non è il Mezzo ma il Fine. I risultati arriveranno di conseguenza, previa perseveranza.

sabato 22 giugno 2019

Che guerra sarà?

Alla luce di strategie e tecnologie militari odierne, una dissertazione su quelle cinesi in un’eventuale confronto con gli USA.



1 - Strategia militare.

La Difesa Attiva è la postura cinese: strategicamente difensiva ma operativamente e tatticamente offensiva. Presente da Mao in poi, è ribadita nella China’s Military Strategy del Libro Bianco 2015, "Il concetto strategico di difesa attiva è l'essenza del pensiero strategico militare del PCC" (CMS 2015, III), e nella nuova Outline of Military Training And Evaluation promulgata dalla PLA nel 2018, “scoraggiare e vincere guerre”  (ibi).

Il livello di aggressività tattica è determinata dalla cogenza dell'interesse da difendere: assertività nel Mar Cinese Meridionale, "è compito... per la Cina salvaguardare i suoi diritti e interessi marittimi" (CMS 2015, I), minaccia tra le righe in caso di remoto attacco nucleare, "Mantenere la deterrenza e portare a termine il contrattacco nucleare" (CMS 2015, II).

Per capire la Cina occorre pensare "cinese". Gli Han adatteranno l'armonia taoista alle cose belliche: essere forte ove il nemico è carente e sfruttare la forza dell'avversario contro sé stesso. La deterrenza è nel DNA del pensiero militare cinese: “vincere il nemico senza bisogno di combattere, quelle è il trionfo massimo” (Sun Tzu, capitolo III, terzo insegnamento).

Il sistema difensivo costiero A2/AD mira  proprio a impedire a forze antagoniste di occupare o attraversare un territorio importante, come i Mari adiacenti di cui la Cina agogna il controllo completo. Nel 2015 è stata creata un’apposita forza armata, il PLASAF, l’artiglieria contraerea, che “rafforzerà le sue capacità di deterrenza strategica e contrattacco nucleare” (CMS 2015, IV), cresciuta significativamente in dotazioni di missili e vettori nell’ultimo anno (Tab A). 


La Tecnologia è l'insieme delle possibilità offerte da innovazione di prodotto, di materiali e processi di utilizzo degli stessi. La modifica delle possibilità influisce sull'evoluzione del pensiero. E il pensiero militare non fa eccezione. In generale, la guerra del futuro si avvarrà di metodi sempre meno convenzionali, come segnalato già più di 20 anni fa da Martin Libicki, teorico della IW e delle sue sette declinazioni (C2W, IBW, EW, PSYOP, HW, EIW, Cyberwarfare), dai Gen.li Liang e Xiangsui, sulle nuove frontiere della guerra derivanti dall'innovazione tecnologica militare e civile crescente (Liang e Xiangsui 1999), e riformulato alla luce delle moderne tecnologie dal Gen. Gerasimov (Gerasimov, 2013), Capo di Stato Maggiore dell’esercito - che controlla il potente GRU, il servizio di informazioni delle forze armate russe.

È la c.d. Dottrina Gerasimov (Tab. B), ove il rapporto tra metodi  convenzionali e simmetrico-ibridi è sbilanciato di quattro a uno a favore di quest'ultimi: "le guerre non si dichiarano più e... procedono secondo modelli.. poco familiari" (Cristadoro 2018, 48); "le guerre non scoppiano più" (Mini 2017, 13). 
Non a caso il Celeste Impero ha recentemente costituito una forza armata cibernetica ad hoc (CMS 2015, IV).


L'emergere di armi digitali permette nuovi scenari di attacco e deterrenza. Applicazione di ciò, per esempio, è l'uso di forze marittime irregolari cinesi, formalmente pescherecci. Mentre la Russia ha impiegato "Little Green Men", clandestinamente, in Crimea, la Cina usa i suoi "Little Blu Men" per sostenerne le rivendicazioni insulari e marittime nei mari dell'est e del sud della Cina (Erickson e Conor 2015).

A conclusione, tutti i Paesi stanno virando il proprio budget militare verso tattiche asimmetriche e ibride sia per la maggiore economicità rispetto ai mezzi convenzionali sia perché  sfruttano la tendenza storica della tecnologia ad allargare lo iato tra azione ed effetto (Anders 2003), tra compimento di atti e il risalirne ai responsabili, rendendo meno individuabile l'autore di attacchi cibernetici o elettromagnetici, moderne frontiere e versioni della guerriglia partigiana, il cui punto di forza è far molto male con poco e, simultaneamente, "nascondere la mano".

La novità della moderna guerra è che, forse, per la prima volta la guerra si fa più "economica" e parsimoniosa, smentendo l'ineluttabile trend che vede il declino degli imperi della Storia nel momento in cui i costi di mantenimento dell'egemonia ne superano le risorse disponibili (Kennedy 1989) e permettendo l’ingresso nell’agone new-military di nuovi attori con risorse sufficienti, prima esclusi dalla barriera in entrata costituita proprio dagli alti costi di sviluppo e mantenimento di un arsenale convenzionale, senza passare in secondo piano la crescita delle private security firms, che presagisce ad un ritorno del mercenariato, di difficile regolamentazione, favorito dai vantaggi politici nell’utilizzo di tattiche di proxies di attori statali in cerca di discrezione (Ruzza 2011, 226-230).



2- Evoluzione RMA.

Tutto indica che la Cina a breve termine non sarà pronta ad un confronto convenzionale con gli USA su larga scala.
Le forze armate cinesi sono interessate da fenomeni di marittimizzazione e modernizzazione, quest’ultima tramite integrazione interforze e informatizzazione.
Il fine è “vincere guerre locali informatizzate, evidenziando la lotta militare marittima e le PMS marittime” (CMS 2015, III).

Marittimizzazione. In una generale riorganizzazione dei teatri operativi da sette a cinque e virando le attenzioni verso la parte costiera (Tab. C),


è da ravvisare lo sforzo quantitativo e qualitativo notevole da parte del PLAN i numeri impressionanti della cantieristica cinese (Tab. D).


Solo dal 2014, la Cina ha lanciato navi da guerra con un tonnellaggio totale superiore a quelle di tutta la marina francese, tedesca, indiana, italiana, sudcoreana, spagnola o taiwanese (Tab. E). 


Ma tradurre più grandi quantità di navi più avanzate in una potenza di combattimento navale veramente capace è un compito più difficile. Mentre il PLAN è molto più grande delle marine britanniche e francesi, non ha né la loro vasta esperienza operativa né alcune delle loro capacità tecniche. Il PLAN ha chiaramente imparato molto dal suo primo schieramento anti-pirateria nel Golfo di Aden nel 2008, almeno per quanto riguarda le competenze di base necessarie per gli schieramenti a lungo raggio. I suoi progressi finora hanno spostato l'equilibrio in termini di capacità di esercitare influenza in un contesto regionale.

Scopo della marina del Dragone è "spostare gradualmente l’attenzione dalla difesa delle acque profonde alla sua combinazione con la protezione del mare aperto” (CMS 2015, IV). Il che significa, innanzitutto, affrontare nel prossimo futuro l’annosa querelle di Taiwan e del controllo del Mar Cinese Meridionale (CMS 2015, I), ove, addirittura, "La questione di Taiwan riguarda la riunificazione della Cina... e la riunificazione è una tendenza inevitabile nel corso del rinascimento nazionale" (ibi).

In generale, in ottica di un conflitto più esteso, nonostante un aumento costante delle spese militari (Tab. F), anche fossero varate la quarta e quinta portaerei cinesi quelle statunitensi sarebbero soverchianti per numero, considerando anche che operativamente un terzo delle flotte è fisiologicamente fermo per manutenzione e un altro terzo in rifornimento.


Modernizzazione. La modernizzazione dell'esercito cinese fa rima con digitalizzazione e informatizzazione. Il progetto, simile a quello tedesco in campo economico Industry 4.0, prevede un'integrazione comunicativa tra i diversi sistemi d'arma e d'armata ai fini di una sempre più efficiente interoperabilità. Bastione del processo è la tecnologia informatica C4ISR, sistema di intercomunicazione fra sistemi di comando, controllo, comunicazioni, computers, informazioni, sorveglianza e riconoscimento.

Nonostante un'economia a forte guida pubblica, i maggiori investitori in ricerca nella A.I. sono aziende private.
Alibaba (smart cities, smart grid, image recognition), Baidu (self-driving vehicles), Tencent (WeChat, face recognition), iFlytec (face recognition, eleborazione del linguaggio naturale) fanno parte di un Comitato Strategico Consultivo istituto dal Governo nel 2017 (Triolo 2018, 114).

Attualmente è in essere una cooperazione con i relativi campioni statunitensi, i GAFAM, che ai fini dello sviluppo possono avvalersi dell'incomparabile mole di metadati offerti dalla demografia cinese. L'amministrazione USA, però, è cosciente del peso della tecnologia negli esiti di lungo periodo nella gerarchizzazione tra popoli e sistemi.
Ciò sta generando una riflessione interna atta a conservare la posizione di preminenza statunitense in tale settore tecnologico (Triolo 2018, 112) e che indirizzerà parte della politica di dazi anticinesi di Trump.
Non è un caso se tra le prime sette aziende in Ricerca &  Sviluppo mondiali due si occupano di software e computer, una di elettronica e ben tre di tecnologie hardware (Tab. G). 


In generale, la supremazia tecnologica determinerà i rapporti di forza nel prossimo futuro, come sempre: la Silicon Valley fornisce innumerevoli dati all’Intelligence USA. Il “Capitalismo della sorveglianza digitale” ha reso obsoleti  apparati spionistici classici e istituti demoscopici:  informazioni e umori elettorali degli individui ormai sono raccolti real time su motori di ricerca e Social vari, cui gli Stati Uniti, patria della legislazione antitrust, hanno scientemente permesso di diventare oligopoli planetari sia per dargli il peso specifico per contrattare con i governi locali condizioni di accesso privilegiate sia perché è più facile interloquire (e monitorare) con pochi consigli di amministrazione piuttosto che con molti (N.d.A.).

Il modello è semplice, sottile e suadente. Come dicono gli addetti ai lavori alla comparsa dei primi servizi in Cloud: “Se il prodotto è gratis, allora il vero prodotto sei tu” (Vannini). Cioè, il nuovo petrolio sono i metadati di navigazione, ambiti sia da inserzionisti pubblicitari sia da servizi di intelligence e polizie politiche varie.
I numeri parlano da sé: Google è destinatario del 92% delle ricerche online mondiali, Facebook, Twitter, Youtube, Pinterest e Instagram assorbono il 96% degli iscritti a dei Social (Statcounter 2018). Per questo la Cina difende il Demain virtuale domestico tramite una legislazione censoria e di controllo sulla cessione di dati alla penetrazione straniera e incentivando la ricerca nell’intelligenza artificiale, coltivando, come gli USA, campioni privati nazionali. 

I dati nel mondo transitano tramite cavi transoceanici il cui controllo marittimo è fondamentale (Fabbri 2018). Non è da escludere che La Via della Seta contempli anche un bypassamento delle attuali dorsali tramite una via terra: penetrazione ed economica e digitale, ormai, vanno di pari passo ed è impensabile che la Cina non costruisca propri root name server, decentralizzandoli tramite Anycast, sistema di salvaguardia architetturale della rete che permetterebbe la cosiddetta ridondanza (Politi 2016), cioè una commutazione automatica del segnale ad altro server, il quale è sempre in stand-by (un segnale periodico di controllo, detto heartbeat, ne testerebbe di continuo l’efficienza) e pronto ad entrare ON in caso di guasti ai server principali.

La Cina ha tre aziende nelle classifiche di quelle più  innovative del 2018 (Tab. H),


figura al secondo posto nelle pubblicazioni di articoli scientifici nel 2018 (Tab. I)


e nel numero di brevetti presentati nel 2017 (Tab. L).


Lo sforzo è enorme e armonicamente esteso a tutti i settori, civili e militari: “spostamento della focalizzazione della mobilitazione di guerra dalle risorse umane alla scienza e alla tecnologia” (CMS 2015, III) e focus su (Kennedy 2015):

1) Nuova tecnologia dell'informazione avanzata;
2) Macchine utensili automatizzate e robotica;
3) Apparecchiature aerospaziali e aeronautiche;
4) Equipaggiamento marittimo e spedizione ad alta 
    tecnologia;
5) moderne attrezzature per il trasporto ferroviario;
6) veicoli e attrezzature di nuova energia

Insomma un epocale progetto di miglioramento qualitativo di processi produttivi, tramite sinergia tra sviluppo interno e import di know how estero, volto a rendere la Cina produttore di medio alta gamma.
Riguardo all’oggi, comunque, va sottolineato il fatto che la capacità tecnologica della Cina non dovrebbe essere misurata usando le esportazioni ad alta tecnologia data la misura in cui le compagnie straniere guidano le esportazioni cinesi. La metà delle esportazioni cinesi attualmente consiste in "commercio di trasformazione" (in cui le parti vengono importate in Cina per essere assemblate in prodotti finiti e poi esportate); la grande maggioranza di queste esportazioni (84% nel 2010) non è controllata da ditte cinesi ma da società straniere - per lo più affiliate di multinazionali di paesi altamente sviluppati (Brooks e Wholfhort 2016, 7-53).

Conquista dello Spazio. Obiettivo di fondo del programma spaziale cinese è "To build China into a space power in all respects” (China’s space 2016): innovazione, scoperta scientifica, sviluppo economico e sociale, cooperazione internazionale, fino a "to guarantee national security" (ibi). 
Le cifre del programma spaziale cinese degli ultimi anni testimoniano un crescente livello di ambizione (addirittura l'esplorazione robotica della Luna) e di maturità tecnologica (varo della stazione spaziale cinese, Tiangong-1). 

Grazie alla famiglia di vettori Lunga Marcia (Changzheng), la Cina dispone di un accesso autonomo allo spazio, moderno simbolo di sovranità nazionale e prerequisito indispensabile per qualsiasi paese con mire di proiezione strategica. Lo testimoniano i numerosi lanci orbitali 2010-2016 (Tab M)


 che attestano la Cina come secondo operatore satellitare mondiale, dietro agli USA (Tab N).


Nel 2006, la Cina ha creato una costellazione satellitare multi-funzione (APSCO), organizzazione intergovernativa promotrice di cooperazione spaziale tra i paesi dell’Asia-Pacifico (OrizzonteCina 2017, 5).

Al suo interno la Cina agisce da primus inter pares in termini di indirizzo e gestione dei programmi. APSCO è concepita da Pechino in chiave politica (per limitare la capacità di attrazione dell’iniziativa giapponese forum, APRSAF, e, dunque, per sostituire Tokyo come punto focale per la cooperazione spaziale regionale) e diplomatica (accreditarsi a livello regionale - gran parte dei paesi membri dell’APSCO sono situati lungo le nuove Vie della Seta fino alla Turchia).

Il sistema di navigazione satellitare d’area Beidou, servizio di posizionamento a livello globale, diretto concorrente dello statunitense NAVSTAR GPS, dell'europeo Galileo e del russo GLONASS. Ben 35 satelliti per l’osservazione ad alta risoluzione della Terra, Il satellite Gaofen-2 testimonia che la risoluzione dei sistemi di telerilevamento cinesi è ora inferiore al metro, e il satellite Gaofen-4 ha riempito un vuoto, non solo cinese ma mondiale, nel settore dei sistemi per il telerilevamento ottici ad alta risoluzione in orbita geostazionaria (OrizzonteCina 2017, 6).
Dunque, la Cina può vantare un sistema di comunicazioni autonomi e di rilevamento ad alta precisione, essenziali ad affrontare eventuali sfide belliche moderne. 
La completa modernizzazione della società cinese, dunque anche del settore spaziale, è stata fissata da Xi Jinping nel 2035 (Ji 2018, 61), fatto salvo anticipo nei tempi grazie all’accelerazione tecnologica.

Nucleare. “Nel prossimo futuro una guerra mondiale è improbabile” (CMS 2015, I), ma “La forza nucleare è una pietra miliare strategica per la salvaguardia della sovranità e della sicurezza nazionali” (CMS 2015, IV).
La politica ufficiale cinese è il NFU, il ché contempla il Second Strike. Il ché significa che la Cina si sente in grado di sopravvivere ad un First Strike da parte di terzi, facendo leva sul numero di abitanti. Se al primo Strike venissero polverizzati trecento milioni di cinesi la Cina rimarrebbe in piedi: gli USA potrebbero permettersi altrettanto?

Gli statunitensi hanno dubbi sull’ambiguità del NFU: “gli ufficiali del PLA hanno scritto pubblicamente… per precisare le condizioni in base alle quali la Cina potrebbe aver bisogno di usare prima le armi nucleari; per esempio, se l'attacco convenzionale di un nemico ha minacciato la sopravvivenza della forza nucleare cinese o del regime stesso. La mancanza di trasparenza della Cina per quanto riguarda la portata del suo programma di modernizzazione nucleare, tuttavia, solleva domande riguardo al suo intento futuro...” (DoD 2019, 66).

Artico. Il Pentagono teme che la ricerca civile nell’Artico possa rafforzare la presenza militare cinese sotto la calotta polare, notoriamente scudo di invisibilità per i sottomarini nucleari. Inoltre, l’Artico è il punto più vicino per lanciare vettori contro gli USA (Tab. O), il ché permetterebbe alla Cina di esercitare una forte deterrenza semplicemente distribuendo sottomarini nella regione.


Attualmente i cinesi hanno quattro SSBN (più altri due in allestimento e pronti per il 2020), sei SSN e 50 SS.  Nel 2025 potrebbero raggiungere le 10 unità balistiche, ognuna dotata di 12 SBLM con tre testate l’uno (JL-3), abbastanza per raggiungere una soglia critica molto seria di deterrenza, compresa la flotta di protezione e attacco dei previsti 65/70 sottomarini già nel 2020 (ibi 2019, 35-36).
Bisogna, altresì, considerare che l’aumento quantitativo e qualitativo di tecnologia nei sistemi di arma sta portando a tempi di sviluppo più lunghi rispetto a prima nei sistemi convenzionali più complessi, come i sottomarini, il chè ne posticipa l’implementazione di fascia alta, da parte cinese, per mezzi con una curva di apprendimento più piccola, come i missili (Brooks e Wholfhort 2016, 7-53), sicuramente più utili nell’A2 / AD.


Conclusioni
La nostra conclusione è che un settore ove la Cina può realisticamente tenere testa agli USA nel prossimo futuro è quello balistico nucleare, soprattutto nella modalità sottomarina.
La qual cosa porrebbe l’Artico come teatro militare decisivo in un confronto mondiale Cina-USA.





Appendice I: ACRONIMI

A2 / AD Anti-Access / Denial area
APSCO Asia-Pacific Space Cooperation Organization
APRSAF Asia-Pacific Regional Space Agency
CMS China’s Military Strategy
C2W Command And Control Warfare
EIW Economic Information Warfare
EPL Esercito Popolare Di Liberazione
EW Electronic Warfare
GAFAM Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft
GLONASS GLObal'naja NAvigacionnaja Sputnikovaja Sistema / GLObal NAvigation 
Satellite System
GRU Glavnoe Razvedyvatel'noe Upravlenie 
HW Hacker Warfare
IBW Intelligence-Based Warfare 
IoT Internet of Things
IW Information Warfare
IVA Imposta sul Valore Aggiunto
Jl-3 Jù Làng 3 (Literally: “Giant Wave 3”)
NAVSTAR GPS NAVigation Satellite Timing And Ranging Global Positioning System o di NAVigation Signal Timing And Ranging Global Position System
NFU No First Use
PLA People’s Liberation Army
PLAN People’s Liberation Army Navy
PLASAF People’s Liberation Army Second Artillery Force
PMS Preparation Military for Struggle
PSYOP Psychological Warfare 
RMA Revolution in Military Affairs
SLBM Submarine-Launched Ballistic Missile
SOA State Oceanic Administration
SS Diesel-Powered Attack Submarine
SSBN Nuclear-Powered Ballistic Missile Submarine
SSN Nuclear-Powered Attack Submarine




Appendice II: BIBLIOGRAFIA

Anders G., “L'uomo è antiquato”, 2 volumi, Bollati Boringhieri, Torino, 2003 (prima edizione, Milano 1963)

Cristadoro N., “La dottrina Gerasimov e la filosofia della guerra non convenzionale nella strategia russa contemporanea”, Libellula Edizioni, 2018

Fabbri D., “Alaska il Non Artico Americano”, LIMES, “La febbre dell’Artico”, n. 1/2019

Fabbri D., “L’impero informatico americano alla prova cinese”, LIMES, “La Rete a Stelle e Strisce”, n. 10/2018

Kennedy P, “The Rise and Fall of the Great Powers”, New York, Vintage, 1989

Liang Q., Xiangsui W., “Unrestricted War” (trad. Foreign Broadcasting Information Service), 1999 

Mini F., “Che guerra sarà”, 2017, Il Mulino

OrizzonteCina, Rivista bimestrale di politica, relazioni internazionali e dinamiche socio-economiche della Cina contemporanea, 2017, Vol.8, n.1 

Ruzza, S., “Guerre contro terzi. Aziende di sicurezza e privatizzazione della funzione militare”, Il Mulino, Bologna, 2011

Triolo P., "Pechino non dominerà l’intelligenza artificiale", LIMES, “Non Tutte le Cine sono di XI”, n. 11/2018.

You Ji, “Pechino prepara la guerra, sperando di non farla”, LIMES, “Non Tutte le Cine sono di XI”, n. 11/2018

sabato 8 giugno 2019

Cina: Tutti sotto il (suo) Cielo?? "Della conquista dei cuori e delle menti”

Si parlerà del perché si sta arrivando all’ennesimo scontro tra un egemone, il suo incumbent e perché è uno scontro tra civiltà, non solo una questione di potenza e influenza


Il motivo che spinge gli USA al rollback della Cina non è prettamente socio-economico interno, ai fini di riequilibrare le dinamiche della propria Globalizzazione, il cui costo/beneficio ha favorito le multinazionali domestiche grazie alle delocalizzazioni ma scontentato l'americano medio rimasto senza lavoro.

Non è nemmeno per l'egemonia geografica, economica e militare, in Asia e, nel lungo termine, mondiale.
La Cina non ha alleati propriamente detti nel sud est asiatico: Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Filippine, Australia, India sono tutti nell'orbita statunitense, non a caso paesi indo-pacifici, fondamentali per dare respiro alle ambizioni di sviluppo cinese.
E neanche i Nord Coreani, che temono l'abbraccio cinese (Riotto 2016 39-40; Banzato 2016, 203-204).


Il timore recondito americano è la prospettiva a cui conduce la lettura tra le righe del libro bianco.
È lo Slancio "made in China" del Rinascimento nazionale, narrativa propedeutica alla proiezione estera del Paese.

Perché gli USA non temono i russi? Perché gli basta una politica di contenimento e accerchiamento geografico, mentre è necessario il Pivot to Asia in funzione anti-cinese, nonostante la preponderante superiorità convenzionale dell'esercito russo sui cugini (post) comunisti orientali?

Perché la Russia non "riesce", la Cina sì.

La Russia ha il PIL della Spagna, a causa della sperequazione distributiva perseguita dopo il 1989 e tutt'ora in essere (Novokmete e Piketty e Zucman 2018, 82); la Cina in prospettiva trentennale supererà gli statunitensi, riprendendosi il posto nella Storia come Paese più prospero.


La Grande Madre Russia ha vissuto un singolare processo diEmpire Implosion.
L'oscuro decennio di sfaldamento eltsiniano ha visto la risposta dello Stato Profondo, i Siloviki, la burocrazia securitaria (Cilento 2013, 135-142), nerbo del mantenimento dello Stato e persecutori dell'azione imperiale all'estero, aldilà degli umori della Politica.

Negli USA tale Élite è rappresentata dalle Agenzie federali, appunto, securitarie: per ordine di budget e, dunque, di peso decisionale, Pentagono (Petroni 2018, 169-179), CIA-NSA e Department of State (Fabbri 2018, 33-44 e 181-191).
E il Congresso come co-think thank e, soprattutto, finanziatore fondamentale delle politiche imperiali. Senza scomodare i Presidenti statunitensi, depotenziati in tempo di pace e transeunti rispetto ad apparati che annoverano esponenti di corso anche trentennale.


I Siloviki sono stati una reazione, dunque, un contro-slancio conservativo per impedire la dissoluzione dello Stato. L'Eurasiatismo può servire a supporto della proiezione estera russa, che, però, è solo militare: la Russia esporta solo Security.  
Non decolla economicamente.
Non è mai accaduto.
E nella sua fase storica più sensibile alla contaminazione di logiche capitalistiche, gli anni 90, gli statunitensi hanno scelto la Cina come “fabbrica del Mondo”.

Rispetto alla Russia, gli USA hanno vissuto un processo di "Empire Building" uscendo dal loro beato isolazionismo con la Grande Guerra; i cinesi, invece, si stanno aprendo al Mondo solo dal 2013 con l'era Xi Jinping, abbandonando la secolare postura internazionale cinese del "basso profilo".

Ambedue nazioni in tumultuosa crescita, ad un certo punto hanno deciso di farsi Impero. Per sostenere tale proiezione estera abbisognano di un Paese socialmente granitico e ideologicamente fedele alla mission imperiale.


Ciò ha comportato, chi cento anni fa e chi oggi, un grosso processo di razionalizzazione e compattamento della Società, a livello etnico, politico, istituzionale, economico e militare, e la creazione di una narrazione idealistica a cui far votare la popolazione, utile a giustificare qualsiasi impegno di risorse nazionali, umane e non, nel resto del Mondo.

Gli Stati Uniti a cavallo della Prima Guerra Mondiale hanno "americanizzato" definitivamente la società, fino ad allora dominata dal ceppo germanico, più fedele al Kaiser che alla Star Spangled Banner.
A costo di assimilarne qualche migliaio più riottoso in campi di internamento (Fabbri 2014, 55-64).

Così i cinesi stanno procedendo alla completa sinizzazione di popolazioni e territori sensibili da questo punto di vista.
Da qui il progressivo inglobamento amministrativo ed economico di ex domini coloniali occidentali, come Macao e Hong Kong, inserendole nelle Free Trade Zone, (LO 2018, 167 e 171-173) e il tentativo di assimilazione culturale delle minoranze, soprattutto quelle più problematiche come gli Iuguri nello Xinjiang.
A costo di assimilare i più refrattari in campi di “rieducazione”.


La Cina si sta facendo Impero sotto i nostri occhi. Non è più tempo di basso profilo.
Xi Jinping ha annunciato al Mondo che la Cina si sta aprendo ad esso e lo farà come in ogni proiezione imperiale che si rispetti: prima con Esplorazione (oggi scientifica) di avanscoperta, poi il Commercio – sempre ben accetto -, infine con la salvaguardia degli interessi tramite il Soldato.
La fenomenologia dell’Imperialismo è rispettata.

Manca il Prete, elemento religioso più affine all’imperialismo occidentale cristiano.
Cambierà la figura ma non lo schema: “il sogno cinese di un grande Rinascimento nazionaleè un Chinese dream, uno slancio propositivo in nome di una via cinese alle “cose”: “il popolo cinese aspira a unirsi al resto del mondo per mantenere la pace, perseguire lo sviluppo e condividere la prosperità”.

Scritto in calce nella prefazione della nuova versione della Military Strategy. “Costruzione di un moderno paese socialista prospero, forte, democratico, culturalmente avanzato e armonioso” (CMS 2015, I).


E’ la Cina che ritorna armoniosamente al suo posto nella Storia e ad allargare il concetto di “Tutto sotto il Cielo” in “Tutti sotto il (suo?) Cielo”. 
Ma prima deve assicurarsi di diventare un gigantesco Tao.

“Col termine Tao, intendo tutto ciò che induce il popolo ad essere in armonia coi suoi capi, per la vita e per la morte, sfidando anche il pericolo estremo” (Sun Tzu, Capitolo 1, quarto insegnamento).

Dunque per la Cina aprirsi al Mondo è una sfida, che può contemplare anche la Guerra. Ecco perché è fondamentale compattare i ranghi ed eliminare teste calde individualiste in tutti i corpi sociali che contano per governare.

Da qui tutta una serie di organi ispettivi ad hoc, con potestà giudiziaria eccezionale, facendo leva nella lotta alla corruzione (BO 2018, 97-100).
La Commissione Centrale di Controllo per “tagliare teste” nel Partito, perché il PCC è lo Stato.
La Commissione Militare Centrale per “tagliare teste” nell’Esercito, perché occorre assicurarsi fedeltà e controllo del massimo organo detentore monopolio della forza.
Ora la Commissione di Supervisione Nazionale, per “tagliare teste” nell’ingranaggio incubo di ogni Governo, la Burocrazia.


Il fatto che la ruota del Tao girerà comunque nella stessa direzione con qualunque Presidente lo testimonia un piccolo avvenimento: contrariamente alle attese, Wang Qishan, il potente numero due di Xi, non è stato prorogato alla guida della Commissione Militare Centrale, rispettando l’informale regola del limite di 67 anni per l’alta dirigenza.

Molteplici i significati: non fare eccezioni è un ottimo viatico per attirare consenso in chi spera nell’ “ascensore sociale”, dando così opportunità a tutti i boiardi di fare carriera; può segnalare anche che l’organo in questione ha parzialmente terminato la sua missione, data la contemporanea nascita della Commissione di Supervisione, con ben altri e più estesi compiti; infine, se i leaders cambiano ma la politica rimane la stessa, ciò testimonia che la base su cui poggia il potere è solida.

Ma tutto ciò non sorge per caso: è stato programmato da tempo, decenni. Pazientemente e ineluttabilmente, a testa bassa e senza apparire, come nello stile orientale.

L’America teme la riuscita cinese perché ci si riconosce (Valigi 2017, 40), ma mal tollera che accada ad un popolo non anglosassone.


Parafrasando Max Weber, "L'etica calvinista e lo spirito dell’Imperialismo": se in vita hai fortuna significa che hai avuto la benevolenza di Dio.
Sei fortunato e ricco perché te lo sei meritato agli occhi di Dio.
Viceversa: se non sei ricco è perché hai demeritato e Dio non è con te.
Questa l'etica del Protestantesimo.

Corollario: se sei già ricco hai meritato e Dio è con te; quindi anche se diventi ricco Dio è con te.
Da cui il collegamento con il mondo degli affari: la fortuna nel business è segno di divina benevolenza per i propri meriti.
Etica del Capitalismo.
Il "riuscire" stesso diventa il valore: l'American Dream, il mito delle opportunità per tutti; cosa che, prima o poi, premia i volenterosi e i capaci (preferibilmente WASP, si è appurato col tempo..)
Fin qui l'aspetto individuale.

Traslato a livello di Società e Stato, la traduzione è la seguente: Se l'America è diventata la Potenza Dominante è perché lo ha meritato e ha avuto, perciò, la benevolenza divina.
Viceversa, se il Resto del Mondo è sotto scacco significa che ha demeritato e che Dio lo ha castigato all'irrilevanza.

Segue corollario conservativo: gli USA sono legittimati a difendere, in qualsiasi modo, tale predominio perché Loro lo hanno meritato e gli Altri no.


I rapporti egemonici devono essere mantenuti cristallizzati: se Dio ha allocato benevolenza e malevolenza secondo meriti e demeriti del Passato allora è giusto conservare il medesimo divino disegno per il Futuro.

Involuzione conservatrice anglosassone: come le colpe dei padri ricadono sui figli, lo stesso vale per i meriti.
Chi è egemone e chi è egemonizzato ha meritato di esserlo, dunque di continuarlo ad essere.

"..sia lodato l'Onnipotente che ci ha creato e protetto come una nazione. Dobbiamo perciò prevalere quando la nostra causa è giusta e questo è il nostro motto: "Abbiamo fede in Dio" (frasi finali dell'inno USA, 1814).

La prova delle prove è stato scriverlo sul Dollaro: In God We Trust. Perfetta sintesi di Capitalismo (Dollaro, moneta commerciale mondiale) e Protestantesimo calvinista (professione di fede scritta in calce sulle banconote).


Gli USA non hanno più una “teoria della vittoria”, destino di sopraffazione insito nella cultura cristiana antropocentrica di sostrato, che gli intima “riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra” (Genesi, 1, 26-31).
La Cina, invece, ha una postura panteistica, olistica, sincretistica con il Tutto, ove l’Armonia è entrare in simbiosi con il divenire delle cose.

Anche il modello economico è opposto: da una parte un’economia finanziarizzata (Ricci 2017, 65-68) ove, grazie all’abolizione della Glass-Steagall Act e allo Stato Minimo, il Capitale risucchia risorse dall’economia reale sbizzarrendosi nella creatività finanziaria e nel time-to-market sfrenato, giovando della potenziale illimitatezza della Moneta (dal 1971..), che crea mezzi di pagamento cartolari effimeri ma utili a generare alti rendimenti, finché il castello non cade (l’importante è non rimanere col cerino in mano).
Dall’altra, saldo controllo pubblico su economia, credito e intermediari finanziari; vendita allo scoperto vietata; orientamento delle risorse in vecchi e cari investimenti diretti keynesiani in costruzione di “cose che rimangono”, strade, ponti, ferrovie, città: infrastrutture.
Economia finanziaria VS Economia reale.


Perché un’egemone che ha fatto di innovazione tecnologica e rinomate università le pietre angolari della propria supremazia militare e culturale mondiale si accorge all’improvviso che è la Cina a disporre con tre/quattro anni di anticipo del 5G, chiave della prossima rivoluzione tecnologica, lo IoT??
Cosa facevano nel frattempo gli Yankees?
Concentrati a sfornare algoritmi predittivi finanziari o a giocare all'indipendenza energetica tramite il dannoso e antieconomico fracking dello Shale Gas, per qualche petro-dollaro in più??

La Cina, intanto, tesse la tela e il suo filo di perle, ormai una catena via via più presidiata ed estesa, fino a Jamal (Cuscito 2019, 167).
E sempre più paesi accettano Yuan nelle transazioni.
Chissà, forse presto le Terre rare, di cui quasi monopolio mondiale cinese, saranno trattate in Renminbi..

La Cina  ha contraccolpi, rallentamenti e spinte eccezionali nel suo epocale progetto. Problemi interni enormi, immensi territori ancora da controllare completamente, una popolazione in gran parte ancora povera, vittima di storica insufficienza alimentare (MOA 2016), ma un fenomenale dinamismo che la porta attorno alla Luna (Aliberti 2017, 4; OrizzonteCina 2017, 11; Zhang 2017, 6-
7) e ad esplorare inedite latitudini polari, cavalcando  le tecnologie del futuro, in cooperazione, possibilmente, ma mettendosi in condizione di fare anche da soli se l’antagonista proverà a fargli terra bruciata attorno.


La Cina ha anche l’avvedutezza di voler mitigare la propria esuberanza in un inedito pan-asiatismo da guidare contro il suprematismo occidentale, come ha scandito Xi Jinping a Maggio alla Conferenza sul Dialogo delle civiltà asiatiche a Pechino (Kyodo News).
Guida regionale in nome di valori di cooperazione e sviluppo internazionali; ricorda qualcosa di napoleonico nell’intento, ma con armi più raffinate.

Il problema è che oggi gli Stati dispongono di strumenti di distruzione tali che querelles egemoniche che un tempo si decidevano con qualche battaglia navale potrebbero avere esiti nefasti come mai prima.

E non bisogna scartare la possibilità che la tecnologia non finirà per liberarci, ma, anzi, per asservirci, come vaticinava Günther Anders, o, peggio, distruggerci..

Di sicuro la Storia si è rimessa pesantemente in moto e non sarà facile a questo giro rinchiudersi nel proprio orticello.





Appendice I: BIBLIOGRAFIA

Aliberti M.,”Il programma spaziale cinese tra industria 4.0 e geopolitica”, in “Sopra un unico cielo”, OrizzonteCina, Vol. 8 n. 1/2017

Banzato R., “Vicine come labbra e denti. Lo scomodo rapporto Pechino-P’yongyang”, LIMES, “La Corea è una bomba”, n. 12/2016

BO Z., “Il Partito a immagine e somiglianza di Xi”, LIMES, “Non tutte le Cine sono di Xi”, n. 11/2018

Cilento M., “Democrazia (in)evitabile. Lezioni dal mondo post-sovietico”, EGEA, Milano (2013)

Cuscito G., “L’Artico è vicino ma non sarà della Cina”, LIMES, “La febbre dell’Artico”, n. 1/2019

Fabbri D., “Negli abissi della superpotenza” e “Il mondo degli apparati americani”, LIMES, “Stati profondi, gli abissi del potere”, n. 8/2018; “La guerra al Kaiser liquida l’America tedesca e vara la superpotenza americana”, LIMES, “2014-1914: l’eredità dei grandi Imperi”, n. 5/2014

LO S.S., “L’integrazione di Hong Kong e Macao serve ad annettere Taiwan”, LIMES, “Non tutte le Cine sono di Xi”, n. 11/2018

Petroni F., “I proconsoli d’America”, LIMES, “Stati profondi, gli abissi del potere”, n. 8/2018

Riotto M., “La Corea non è un Paese”, LIMES, “La Corea è una bomba”, n. 12/2016

Ricci A., “La geografia dell’incertezza”, Exorma, Roma (2017)

Valigi M., “Le medie potenze. Teoria e prassi in politica estera”, Vita e Pensiero, Milano (2017)

Zhang. Z, ”Passato e futuro dell’impresa spaziale cinese”, in “Sopra un unico cielo”, OrizzonteCina, Vol. 8 n. 1/2017