domenica 24 novembre 2019

Neo-Terrorismo 1: Alessandro Politi. Prevenzione


Quest'autunno, per l'accessibilissima cifra di 250 €, ho deciso di investire il mio percorso tardivo, ma sempre beneaugurato, di crescita personale in un corso invernale (o "Winter School", se vi sembra più trendy) sul Terrorismo alla SIOI.


Ho già avuto il piacere e la fortuna di assistere alle lezioni del Prof. Politi in un recente Master in Sviluppo Sostenibile e Studi Artici, sempre alla SIOI. Il piacere è dovuto alla sua ars loquendi, di cui ho apprezzato la capacità di valorizzare l'interlocutore e in modo brillante (una forma raffinata di captatio benevolentiæ), la fortuna è nel poter attingere al suo vasto expertise come consulente di ministri della Difesa (ben tre italiani e uno greco), direttori del DIS e del COPASIR, numerosi e notevoli incarichi in istituzioni internazionali, fino all'attuale presidenza del NATO Defense College a Roma.

Il suo intervento, incentrato sulla prevenzione al Terrorismo, è un insieme di osservazioni sul contrasto alla minaccia jihadista contrappuntate da gradevolissime esternazioni e chicche di bagaglio culturale personale. Alla fine, parliamo del figlio di due professori universitari, uno pugliese e una tedesca; uno cresciuto pane & libri, per intenderci; un predestinato.

Andiamo ai contributi del Nostro. "Il terrorista usa il terrore per fare scendere a patti lo Stato colpito. Dunque, lo scopo non è abbattere gli Stati colpiti, che sovente vengono, anzi, rafforzati. Nello Stato colpito la differenza la fa l'Elite nel suo approccio all'attacco terroristico: la trattativa è contemplata."

Ancora. "C'è differenza Guerra Civile e atti terroristici all'interno di essa. Quanto hanno contato atti terroristici al raggiungimento degli scopi politici della Guerra Civile? In molti paesi tali morti sono meno rispetto a quelli da combattimento."

Politi pone particolare attenzione al "Legame Conflitti-Terrorismo: si rimesta nello scontento. L'84% dei morti x terrorismo sono in 10 paesi. Nelle carceri si verifica un cono di radicalizzazione. Occhio al Terrorismo di matrice mafiosa."

Poi, più a braccio. "Il Terrorista jihadista non ha raggiunto risultati in 30 anni, Daesh a parte. Dunque è destinato a scemare. Il Terrorismo è anche un mezzo di interferenza di Stato. I Golpe c'erano anche nella Guerra Fredda. Gli assassini di Stato sono come quelli terroristici: promettono tanto e mantengono poco."

Con tutto il peso da direttore del NATO Defense College, il disappunto per la situazione nell'amministrazione americana. "Uno Stato non è un'azienda" e, riferendosi alla caduta di Gheddafi e al Venezuela, "Non si fanno più i Golpe come una volta: oggi c'è improvvisazione nel gestire il Dopo; in Venezuela, addirittura, si sta rasentando il ridicolo".

Infine, una chicca interpretativa su un famoso motto attribuito a un nostro illustrissimo antenato politico. "Machiavelli disse: Bada che i tuoi mezzi siano adatti a raggiungere il fine; mentre la frase Il fine giustifica i mezzi è di derivazione protestante e Machiavelli non l'ha mai pronunciata."


Per concludere, l'intervento del Prof. Politi non ha avuto la strutturazione sistematica tipica dell'impostazione accademica, ma ha seguito un'agile concatenarsi di ragionamenti, più efficaci all'ascolto che al resoconto scritto, nei quali, a mio avviso, il valore aggiunto è da cogliere non nelle risposte ma nelle domande e nel porre l'attenzione verso certe direzioni. Insomma, pensieri che non chiudono il quadro d'indagine della ricerca nel recinto interpretativo del docente od oratore di turno, ma tentano di seminare ulteriori fertili interrogativi nell'interlocutore.
Ricordo ancora, al Master, una delle frasi del Prof. Politi: "Non mi interessa imporvi il mio punto di vista, ma fornirvi gli strumenti per farvene uno vostro. Per me l'ideale sarebbe che, un giorno, un alunno mi superasse: sarebbe il massimo risultato come docente".

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