giovedì 19 dicembre 2019

L'emergenza climatica divide l'Alaska

Alaska: l'unità dei nativi a rischio, tra esigenze di sviluppo industriale, dibattito climatico e imminente polarizzazione elettorale presidenziale.

È il tema del momento. L'opinione pubblica internazionale si accalora e si divide sul Clima: Conferenze ONU, movimenti d'opinione e gruppi organizzati preoccupati "dall'estinzione", progetti di politiche pubbliche green new deal in Occidente, paesi influenti che pongono riserve. In tutto ciò, il quadrante geografico in cui gli effetti climatici sono più accentuati, e che a loro volta costituiscono cause di mutamento nel resto del Globo, è l'Artico. Anche qui, nonostante sia ancora poco popolato e con interessi economici crescenti ma di piccola entità rispetto ad altre latitudini, si pone il dilemma del trade-off tra coscienza ecologica e modello industriale inquinante.

Il caso diviene eclatante in Alaska, ove per la prima volta dal 1966 una delle tredici corporazioni regionali native dell'Alaska, il Arctic Slope Regional Corporation, o ASRC, lascerà l'AFN, la federazione dei nativi d'Alaska. Per capire la gravità del fatto occorre andare per ordine e definire il contesto.


Nel 1966 le istanze degli autoctoni portarono alla creazione della più grande organizzazione nativa statale in Alaska, l'AFN, che oggi rappresenta più di 140.000 popolazioni indigene, circa una su cinque nel 49º Stato della Federazione, e continua ad essere il principale forum e la voce degli alaskani nell'affrontare questioni critiche di politica pubblica e governo. A livello statale, AFN svolge un ruolo attivo nel processo legislativo, promuovendo leggi, politiche e programmi in settori quali sanità, istruzione, sviluppo delle risorse, lavoro e governo, con un occhio attento alle questioni sociali, tribali ed economiche.


Le rivendicazioni fondiarie, unite alla scoperta del petrolio locale nel 1968, ottennero come risultato l'Alaska Native Claims Settlement Act (ANCSA), firmato dal presidente Richard Nixon il 18 dicembre 1971: con la creazione delle Alaska Native Corporations si stabilirono i diritti degli autoctoni verso la terra trasferendo i titoli a dodici società regionali e oltre 200 società di villaggi locali e, in seguito, fu creata una tredicesima corporazione regionale per i nativi non più residenti.

L'Arctic Slope Regional Corporation (da ora in poi ASRC) è la principale: 4.000 dipendenti (10.000 in tutti gli States), 12.000 azionisti Iñupiat Eskimo, uno dei maggiori proprietari terrieri privati ​​in Alaska, ben 5 milioni di acri di terra sul versante nord, contenenti un alto potenziale di petrolio, gas e carbone (pari a 20.000 kmq, l'1.2% della superficie dello Stato), attiva nei servizi di supporto energetico, raffinazione e commercializzazione del petrolio, servizi di appalti pubblici, industriali, edilizia e sviluppo delle risorse.
Ebbene, in un comunicato stampa diffuso il 13 Dicembre, il direttore delle comunicazioni Ty Hardt ha scritto che il consiglio di amministrazione dell'organizzazione ha votato all'unanimità per porre fine alla sua adesione all'AFN il 31 dicembre 2019, senza specificare divergenze con l'AFN.

Dovendo rinvenire le cause della decisione, si può risalire alla Convention di Ottobre dell'AFN e, dai comunicati stampa dell'ASRC dell'ultimo anno, al disappunto verso recenti iniziative politiche, tra progetti di aggravio della tassazione sui prodotti petroliferi e potenziali ingerenze ambientaliste nelle attività della Compagnia.


Nella 53a convention della Federazione dei nativi dell'Alaska, conclusasi il 19 Ottobre a Fairbanks, i delegati hanno approvato una misura che dichiara lo stato di emergenza per i cambiamenti climatici, dopo un controverso dibattito. Crawford Patkotak, presidente del consiglio della ASRC, ebbe, infatti, ad affermare che la misura lascia aperta la possibilità che interessi esterni come gruppi per i diritti ambientali e dei diritti degli animali possano stabilire i termini per lo sviluppo delle risorse sulle terre indigene.

Nel comunicato stampa ASRC del 7 Novembre, inerente un'imminente votazione statale di revisione fiscale, si paventa un aumento del 200% dell'imposizione sui molti articoli oil; il solito Patkotak paventa la "paralisi degli investimenti in nuove tecnologie e metodi per estrarre in sicurezza petrolio" e che "ciò significa meno posti di lavoro e maggiore incertezza". D'altra parte, già il 21 Febbraio veniva annunciata una rimostranza in comune con il North Slope Borough proprio in risposta al "piano del Governatore di portar via alle municipalità la capacità di tassare l'industria del gas del petrolio", come si recita nel titolo.

Nel mezzo il comunicato del 17 Maggio in cui ci si lamentava del progetto di Legge avanzato dalla Camera del Congresso, poi votato in via definitiva il 12 Settembre, di protezione totale dallo sfruttamento da idrocarburi già in essere dell'area naturale Artico National Wildlife Refuge (ANWR). Il disegno di legge approvato dai Democratici abroga una disposizione controversa inclusa nella legge fiscale del Presidente Trump del 2017, che aveva aperto la zona alla trivellazione di petrolio e gas, provocando contraccolpi da parte degli ambientalisti che hanno usato a lungo la protezione dell'area come grido di battaglia.

Insomma, la decisione di Dicembre parte da segnali di insofferenza disseminati in tutto l'anno. C'è da attendersi che le presidenziali del 2020 acuiranno la querelle tra sostenitori dello sviluppo locale, anche se inquinante, e paladini delle tematiche ambientali coniugate con la difesa delle abitudini dei nativi in un territorio ancora incontaminato rispetto all'impronta economica umana che ha segnato le fasce temperate. E non c'è dubbio che la contrapposizione coinvolgerà la polarizzazione elettorale tra Repubblicani (o, meglio, Trump) e Democratici.

lunedì 16 dicembre 2019

Terrorismo & Media in Italia. Il controllo delle infrastrutture critiche, nuova frontiera della prevenzione.


L'architettura della Rete: suo ruolo, controllo e manipolazione nella diffusione e nel contrasto preventivo della propaganda jihadista

Nel brevissimo saggio proposto trattiamo di un particolare ambito nella prevenzione del Terrorismo in Italia: non del lungo lavoro di cooperazione tra istituzioni e società civile per scongiurare alla fonte la germinazione di mentalità radicalizzate (M. PUGLIESE 140-147), ma delle modalità di individuazione di ambienti di attecchimento e strumenti di diffusione delle idee estremiste.
Occorre considerare il contesto italiano attuale in una prospettiva di medio-lungo orizzonte. Lo Stato moderno, cioè l'evoluzione post-medievale della struttura di potere che controlla Territorio e Società su cui ha sovranità, ha come fine essenziale di evitare il peggio o, come direbbe Hobbes, l'"homo homini lupus". Va da sé che la principale pratica per arginare il disordine e la disgregazione civica, il controllo sociale, si  configura come la capacità di poter attingere a più informazioni possibili sulla collettività governata. In forza della chiave interpretativa dei fenomeni sociali "segui la Tecnologia", ne deduciamo che oggi la maggior parte della comunicazione e dei dati passa attraverso la Rete; addirittura numerosi studi collegano nascita e diffusione nel Neo-Terrorismo allo sviluppo dei mass media moderni (D. SAVIGNONI, 2016, 42): è indubbio che l'utilizzo massiccio dei Social e l'evoluzione video-grafica abbiano favorito e indirizzato le scelte comunicative di Isis e Daesh. In più, come si evince dal Digital News Report 2019 di Reuters per l'Italia, gli under 35 preferiscono i Social ai media tradizionali, con inesorabile declino della carta stampata, e gli under 24 optano per gli ultimissimi video-social (Snapchat, Instagram), rispetto ai già rodati Facebook e Twitter (YouTube regge grazie al fatto di essere, appunto, un contenitore video). Insomma, è ora di cominciare a realizzare che ogni generazione ha i suoi media, come fu il passaggio dalla radio alla televisione, e che l'accelerazione tecnologica ha reso tale cambiamento da intergenerazionale a intragenerazionale (S. ZAMAGNI, 2018, 47), soprattutto alla luce del fatto che i giovani sono i principali destinatari della propaganda e del reclutamento del Califfato.
Inoltre occorre un doveroso distinguo tra il Quarto Potere, i media tradizionali, e quello 4.0, Social e indicizzatori online: mentre agenzie di stampa, TV e giornali decidono cosa trasmettere ad una platea indeterminata, i New Media non filtrano le informazioni tanto in entrata, bensì in uscita, cioè possono decidere a chi e a quanti fare arrivare cosa, manipolando, allo stesso modo, ma in maniera più subdola, l'opinione pubblica e individuale. Tramite la raccolta dei dati di registrazione personale degli utenti al loro servizio gratuito (in cui il prodotto sono i dati regalati ai gestori dello stesso), degli ulteriori dati immessi (basti pensare alle foto su Facebook), al tracking dei siti di navigazione, i G.A.F.A.M (Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft) raccolgono informazioni sui loro fruitori... e le cedono (rivendono?) a terzi, come si è visto con Cambridge Analytica. Potrebbe essere anche peggio: nulla vieta a tali monopoli permessi dagli States di tenere aperta una back door di condivisione di dati e metadati con i servizi di intelligence e, stante l'architettura che ne vede i server sul suolo statunitense, il sospetto che le agenzie beneficiarie siano a stelle&strisce è più che lecito. Bastino poche considerazioni: trasportare dati costa in funzione della distanza e logica vuole che la quasi totalità della navigazione su Social e motori di ricerca in Italia sia fatta in italiano; una reale razionalità economica suggerirebbe di ridurre i costi di trasmissione frammentando il proprio cloud in tanti piccoli server locali sul nostro territorio, anche per evitare un aumento dei prezzi dei carrier e i rischi della non ridondanza geografica.
Non è un caso se i server in Europa degli OTT (Over The Top, alias G.A.F.A.M) sono in Gran Bretagna ed Éire, paesi molto friendly nei confronti degli USA e del mercato dei dati (Cambridge Analytica docet). Il problema della concentrazione dei data server (i ROOT DNS) soprattutto negli USA comporta  l'extraterritorializzazione rispetto all'Italia dei dati oggetto di indagine, per esempio, della Polizia Postale, come evidenziato più volte dal suo comandante, D.ssa Nunzia Ciardi e lo svolgimento dell'attività inquirente dipende dal buon cuore delle società private e dai tempi delle rogatorie internazionali per i dati allocati da provider statunitensi in paesi extra-USA (sempre se c'è collaborazione nell'individuazione della nazionalità di detti siti); aggiungiamo che i tempi di conservazione delle informazioni, (data retention) differiscono da Stato a Stato, e in alcuni di essi non sono previsti, oppure che alcuni OTT non diano corso alle richieste di reati il cui perseguimento, pur essendo previsto dalla legislazione del paese richiedente, entrino in contrasto con i principi fondamentali della Costituzione americana (diffamazione, diritto di opinione).
Entro dieci anni arriveremo a maturazione della seconda e terza generazione di figli di immigrati in Italia e il problema dell'influenza della Rete nella loro eventuale radicalizzazione si porrà in modo impellente: come evidenziato da Claudio Galzerano (C. GALZERANO, 2018, 36-45), Dirigente Superiore della Polizia di Stato e Direttore del Servizio per il contrasto dell'estremismo e del terrorismo esterno (DCPP/UCIGOS), il reclutamento avviene sempre più tra giovanissimi privi di una struttura ideologica forte, mossi essenzialmente da disagi familiare e sociale sfocianti in sentimenti di risentimento ed odio, ipnotizzati più dagli elementi suggestivi e dal confezionamento dei messaggi (non a caso prevale la diffusione di video) che dal loro contenuto. Il Ricu-model, derivante da una delle prime attività di prevenzione adibite a monitorare il communication space per identificare soggetti e comunità a rischio radicalismo, il Research, Information and Connunications Unit (R.I.C.U.), istituito dal Regno Unito nel 2007, sta ottenendo importanti risultati. L'unità supporta il Counter Terrorism Internet Referral Unit (C.T.I.R.U.) nella rimozione dei contenuti estremisti e sviluppa tecnologie per identificare la propaganda online, come il software presentato dall'Home Office in grado di rilevare automaticamente il 94% della propaganda di Daesh con una precisione del 99,995%. Al netto del grande e lungo lavoro di raccordo tra istituzioni e società civile per contrastare contro-culture radicaliste, prevenendo così l'humus di situazioni sociali critiche in cui possano nascere, non ci si possono attendere fondamentali miglioramenti del fenomeno incipiente in un contesto che contempla economia in declino, disoccupazione sistemica, indice di Gini in peggioramento da trent'anni, assenza di una narrativa nazional-popolare che dia forti motivazioni sociali "per vivere ed anche morire" per la comunità di appartenenza. La propaganda jihadista verso i nostri giovani fa leva proprio sulla fondamentale esigenza umana di avere qualcosa di superiore per cui vivere e morire. Abbiamo espunto così bene concetti di onore, conflitto e ferrea disciplina sociale (Dura Lex sed Lex) che siamo diventati una collettività post-storica imbelle, tanto da paventare il paradosso di preoccuparci per l'incolumità dei nostri contingenti esteri, la cui professione e missione consisterebbe proprio nel garantire la protezione della comunità d'appartenenza..
Mancando tale quadro e visione di insieme, sarà la tecnologia fruibile a determinare i futuri sviluppi del trittico propaganda-prevenzione-radicalizzazione: il successore di Daesh e Isis punterà ancora sulla viralità dello strumento video tramite la Rete e i Social; tutorials su come trasformare la batteria del cellulare in un detonatore e come fabbricarsi ordigni domestici necessitano di altrettanta contro-tecnologia. Il controllo della Rete domestica è il tema che presto dovremo affrontare anche in Italia oggi, nel "20 Dopo Internet", perché Francia e Germania stanno già provvedendo.

Siamo ancora indietro in questo genere di consapevolezza e paghiamo anche una sudditanza psicologica nei confronti dell'alleato americano: basti considerare che nell'edizione speciale "Deradicalizzazione" del Giugno 2018 su Gnosis, rivista ufficiale della nostra intelligence interna, l'articolo inerente il contributo dei Social al contrasto del fenomeno è curato dal... public policy manager di Google (!), Diego Ciulli.
È oltremodo utile che i nostri investigatori possano adottare le analytics di Google per individuare, tramite, key words, luoghi e quartieri ove si digitano le parole sensibili per la prevenzione contro-terroristica, ma... non suona strano che un'attività di indagine istituzionale sia a sua volta monitorabile dal tracking di Google, cioè da una multinazionale privata con i ROOT server in un paese straniero??



Fonti (in ordine di apparizione)

MATTEO PUGLIESE, Esperienze europee nella prevenzione della radicalizzazione, "Deradicalizzazione", numero speciale di Gnosis, Giugno 2018, 140-147;

DOMITILLA SAVIGNONI, Comunicare il terrore e il ruolo dei media, in M. Bressan, S. Felician Beccari, A. Politi, D. Savignoni (a cura di),  "Eurasia e Jihadismo. Guerre ibride sulla Nuova Via della Seta", Carocci editore, 2016, 42;

Digital News Report 2019 di REUTERS (http://www.digitalnewsreport.org/interactive/);

STEFANO ZAMAGNI, Come e quanto la Quarta Rivoluzione Industriale ci sta "toccando", Mimesis edizioni, 2018, 47;

NUNZIA CIARDI,
http://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg17/attachments/documento_evento_procedura_commissione/files/000/005/057/Memoria_Direttore_Polizia_postale.pdf

CLAUDIO GALZERANO, Radicalizzazione e passaggio all'azione. Quando lo Stato non lotta da solo, "Deradicalizzazione", numero speciale di Gnosis, Giugno 2018, 36-45;

HOME OFFICE, https://www.gov.uk/government/news/new-technology-revealed-to-help-fight-terrorist-content-online

IL SOLE24ORE, h
//www.infodata.ilsole24ore.com/2018/05/18/reddito-disuguaglianza-italiana-negli-ultimi-150-anni-cresce-quella-generazionale/?refresh_ce=1

STARTMAG, magazine online, https://www.startmag.it/innovazione/francia-contro-google-ecco-come-il-governo-di-parigi-punta-su-qwant/

UNITED INTERNET, web Company, https://www.united-internet.de/unternehmen/verantwortung.html

Energy storage and alternatives

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