Singapore. L'Artico come rischio e opportunità.
La Città-Stato, che ha costruito la propria fortuna ponendosi come crocevia di capitali, merci, persone e tecnologie, è l'insospettata e migliore testimonianza della futura "borealizzazione" di parte dei flussi della globalizzazione.
Ad inizio '800, Sir Thomas Stamford Raffles, funzionario della Compagnia delle Indie Orientali, ebbe il grande merito di capire l’importanza strategica di questa piccolissima isola ubicata sullo spartiacque tra l’Oceano Indiano e l’Oceano Pacifico, il cui controllo avrebbe permesso di spezzare il monopolio olandese dei commerci in quella zona (in quanto collocata sulla più breve via comunicativa tra Oceano Indiano e Asia Orientale). Le esenzioni doganali e il libero commercio attiravano commercianti da ogni dove: riso, cotone, thè, armi, porcellana, stagno, gomma, spezie, oro e molto altro ancora. L’apertura, nel 1869, del canale di Suez ebbe l’effetto di incrementare ulteriormente l’importanza di Singapore nell’ambito delle sempre crescenti relazioni commerciali tra Europa e Asia Orientale, avvicinando l’isola di migliaia di miglia al Vecchio Continente.
Il caso-Singapore si presenta come un unicum nella storia della decolonizzazione: le modalità di transizione all’indipendenza, le politiche di costruzione dell’identità nazionale, la via all’industrializzazione e il consolidamento politico-istituzionale hanno infatti caratterizzato quello che rappresenta un caso eccezionale tra gli esperimenti di sviluppo che hanno visto la luce durante gli anni Cinquanta e Sessanta. Questo piccolo avamposto coloniale è riuscito a riscattarsi così velocemente dal suo passato che nell’arco di meno di mezzo secolo si è assistito al passaggio da una condizione di precarietà e incertezza alla creazione di un vero e proprio total business centre. Ibrido dal punto di vista economico (un liberismo accompagnato da un ingente interventismo statale) e singolare commistione da quello politico (si parla di «democrazia controllata» o di «autoritarismo soft»). Il merito del successo è universalmente attribuito a un’unica persona: Lee Kuan Yew, l’uomo che ha governato Singapore per ben 31 anni, dal 1959 fino al 1990. Il leader non è mai completamente uscito dalla scena politica, continuando a svolgere una certa influenza prima come Senior Minister dal 1990 al 2004, e poi come Mentor Minister sotto il governo di suo figlio maggiore Lee Hsien Loong, una carica – istituita appositamente nel 2004 – che lasciò nel 2011.
Per l’efficienza e la funzionalità, quello di Singapore è stato definito, non a caso, uno «Stato amministrativo». essere orientato ai risultati, l’utilizzo del razionalismo come principio operativo fondamentale, la ricetta di governo i cui ingredienti principali sono l’efficienza e la produttività, il riservare le grandi decisioni esclusivamente a una minoranza specializzata i cui provvedimenti non sono passibili di discussione e, infine, la concreta «depoliticizzazione» della sfera politica che risulta totalmente dominata da una burocrazia iper-estesa e onnipresente.
L'attuale fase dello sviluppo economico di Singapore (inaugurata negli anni ’80) si è incentrata sulla ristrutturazione industriale, con il fine di ridurre la dipendenza dalle esportazioni e dai settori labour intensive, incentivando, invece, la transizione verso settori produttivi a più alto valore aggiunto, come quello dei servizi finanziari e alle imprese, nonché delle industrie high tech. Lo scopo della classe dirigente era ora quello di fare tutto il possibile per rendere Singapore un centro finanziario internazionale. Singapore è ai primi posti al mondo nell'import/export di circuiti integrati, petrolio raffinato, package medicaments (medicine, antibiotici, penicillina, steptomicine, ormoni, alcaloidi), parti di macchine per ufficio e turbine a gas (motore per aerei, treni, navi, generatori, carri armati).
Singapore dista 8500 km in linea d'aria dal porto Sabetta sul Mar di Kara. Se già pare una forzatura che la Cina si dichiari Stato "vicino all'Artico", di sicuro appare inverosimile pensarlo della Città-Stato. Eppure dal 2013 è nel Consiglio Artico. Nel 2015 ospita il forum annuale dell'Arctic Circle, meeting tra Ambasciatori artici, rappresentanti delle principali compagnie di navigazione, fondi di investimento e istituti scientifici di Corea, Giappone, Cina, Singapore e vari Stati europei su trasporti marittimi, finanziamenti infrastrutturali, scienza e ricerca oceaniche e collaborazione globale sugli affari artici. Perché? Si potrebbe pensare che, essendo un porto, sia preoccupato dall'innalzamento del livello del mare, effetto dello scioglimento dei ghiacci perenni causato dal Global Warming. Eppure l'isola è da tempo cosciente ed abituata dell'endemica mancanza di terreno di cui soffre, problema che fu risolto principalmente con un’intensa campagna di bonifiche e di ‘rivendicazione’ della terra dal mare che fece guadagnare quasi 130 kmq (il 22% in più rispetto all’estensione iniziale) dal 1960 al 2008. Nel Budget 2020 si parla di un "Coastal and Food protection Fund, to ensure our coasts from rising Sea levels: this will be an effort stretching over 100 years". Anche sul fronte "Tackle the Climate Change" lo stesso budget tratta di vincoli sul carbonio, di economia circolare nella gestione dei rifiuti, di energie alternative per i traporti urbani e commerciali (a fine anno salperà il primo rimorchiatore ibrido GNL/elettrico nell'Asia meridionale), di aumentare le altre verdi urbane. Ma il progetto della "clean and green city" ha radici lontane. Allo scopo di attenuare il soffocante caldo tropicale, fu redatto un importante piano di inserimento, su tutta la superficie dell’isola, di una rete di parchi tra loro interconnessi. Uno degli aspetti più interessanti della funzionalistica trasformazione urbana di Singapore, infatti, riguarda proprio il fatto che la volontà di manipolazione del clima era parte integrante del progetto «sviluppista» del governo. Una teoria sottostante a questa politica vedeva nel clima afoso dell’isola una potenziale causa di ‘deviazione comportamentale’ dei cittadini in un senso più pigro e letargico, e si inseriva nella visione generale per cui ogni aspetto della città deve essere funzionale allo sviluppo e al progresso economico.
L’apertura delle rotte marittime artiche rappresenta una potenziale minaccia per Singapore che potrebbe a breve vedere ridurre il proprio ruolo di snodo commerciale. Eppure negli ultimi sette anni si è gettata a capofitto nel mercato del GNL aumentando costantemente i serbatoi a disposizione, lanciando la sua prima nave da bunkeraggio per GNL, confermando di esserne il più grande hub al mondo e dichiarando che i suoi servizi di bunkeraggio e commercio di petrolio rimangono resistenti nonostante la pandemia globale COVID-19.
Insomma, la Città-Stato sembra pronta da tempo agli effetti del cambiamento climatico e si sta preparando per adattarvisi. In "Technocracy in America: Rise of the Info-State" (da noi noto col titolo "La rinascita delle città-Stato") Parag Khanna sostiene che il successo di Singapore è di sapersi posizionare tra i crocevia degli scambi nevralgici dei capitali, degli investimenti, delle comunicazioni e informazioni e delle tecnologie più promettenti. Essere nei "flussi" della modernità. Non solo. Nell'atteggiamento singaporese traspare la mentalità buddista di vedere rischi nelle opportunità e viceversa. Da qui la posizione difensivo-aggressiva di cui fa menzione Tommy Koh, ex -ambasciatore dell'isola presso l'ONU: "Le future rotte artiche potrebbero intaccare gli scambi gestiti da Singapore? Bene. Abbiamo aziende capaci di farci entrare nel mercato dei rompighiaccio (la Keppel) e nello sviluppo infrastrutturale. Un'opportunità." Così nel Budget 2020 si parla addirittura di commercializzare le eventuali soluzioni innovative di gestione ambientale, "trasformando i nostri vincoli in punti di forza" (attraverso la tecnologia CCS, per esempio, la cattura e l'immagazzinamento del carbonio, o la lotta maturata contro le vulnerabilità idriche per eccellere come centro di ricerca in soluzioni NEWater sul ciclo dell'acqua e desalinizzazione). Insomma, c'è da scommettere che quando nell'Artico il ghiaccio diventerà merce scarsa Singapore si sarà attrezzata per venderlo agli eschimesi.. Perché Singapore è come l'acqua: informe, sempre adattabile e pronta a fluire nelle faglie del divenire storico.
Bibliografia
Francesca Pannozzo, "Dal Terzo al Primo mondo. Singapore: un esperimento di successo". Firenze University Press, 2018. (Premio Cesare Alfieri Cum Laude).
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