Breve storia aneddotica di come il più importante generale di Stalin sorseggiò i principi del Capitalismo yankee a sua insaputa..
Berlino. Maggio 1945. In una delle riunioni di spartizione dell'Europa nazista tra i generali vincitori russi e statunitensi, la delegazione USA propose di brindare l'eccezionale evento storico brindando con calici di Coca Cola.
Uno dei graduati presenti era il Capo di Stato Maggiore dell'Armata Rossa Georgij Žukov, pluridecorato generale che partecipò alle più note battaglie russe dell'epoca da Kalkhin Gol contro i nipponici a quelle contro le Forze dell'Asse (assedio di Leningrado, Stalingrado, Battaglia di Mosca e di Berlino e altre ancora).
Il famosissimo brand durante il conflitto era divenuto uno strumento di esportazione dell'American Style of Life. Nel 1943, Eisenhower aveva fatto importare in Europa circa 3 milioni di bottiglie, a sole 5¢ l'una, per tirare su il morale del truppe. L'azienda rispose entusiasticamente all'appello, inviando 150 dipendenti per organizzare la distribuzione, i quali vennero trattati da ufficiali con tanto di divisa nonostante non facessero parte dell'esercito (furono bonariamente soprannominati "i colonnelli della Coca Cola").
La "bibita dei soldati" fu promossa anche come strumento di socializzazione per allietare i momenti di pausa, incrementandone la popolarità tra i militari. Così, alla conquista territoriale seguì quella dei mercati e la Compagnia alla fine della guerra aveva già in piedi ben 64 stabilimenti. Ma Stalin, ben conscio del potenziale di soft power culturale insito nel brand statunitense, ne vietò la commercializzazione nell'area di influenza sovietica.
Il problema è che, spinto a degustare da Eisenhower, la strana bevanda caramellata folgorò il Generale Zukov. Ne divenne così dipendente, che, in un periodo in cui era facile oltrecortina cadere in disgrazia e ritrovarsi nel girone infernale dell'"arcipelago Gulag", studiò addirittura un escamotage per aggirarne il divieto di importazione.
Leggenda vuole che, nei vari incontri di trattativa post-bellica, Zukov abbia esternato il suo desiderio al Presidente Harry Truman e che questi abbia incaricato della delicata intermediazione con la dirigenza della major americana il gen. Mark Clark, il liberatore di Roma. Zukov richiese che la agognata bevanda fosse imbottigliata con un altro formato e con diverso colore.
Così i chimici giocarono con la formula "magica" e negli stabilimenti austriaci si ottenne la Coca cola "bianca", incolore come la vodka, imbottigliata in 50 casse di appositi recipienti di vetro a Bruxelles e, in seguito, rispedita in Austria, ove il generale sovietico si era assicurato di agevolare i controlli doganali tra le zone di competenza alleata e russa.
Il gen. Zukov fu in tal modo depositario di un inconfessabile segreto e, sfortunatamente per lui, la multinazionale del beverage di Richmond non sarà disponibile nei territori del Patto di Varsavia fino al 1985. Singolarmente, appena un anno prima della sua morte, avvenuta nel 1974, l'avversaria globale della Coca Cola, la Pepsi Cola, iniziò la vendita nei paesi del Comecon. Che dite? Gli sarà stato proposto un "Taste the Difference"?
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